“TANTI INSERIMENTI, MA I NUMERI DEI FRAGILI SONO IN AUMENTO”

L’INTERVISTA A VANNA FROSIO, ASSITENTE SOCIALE DI VILLA D’ALMÈ

Vanna Frosio è assistente sociale al Comune di Villa d’Almè dal 1997. Conosce Koinè Assemblaggi di Valore ed ha rapporti con la nostra realtà ormai da 30 anni, fin dalla nascita della cooperativa sociale. Considerata la sua lunga esperienza a contatto con le fragilità del territorio, fornisce una testimonianza significativa rispetto agli inserimenti lavorativi, ai cambiamenti intercorsi in questo ambito negli ultimi decenni, ai percorsi che i soggetti presi in carico e le loro famiglie devono affrontare per trovare un impiego e un riscatto sociale attraverso l’occupazione.    

Com’è cambiata nel tempo la politica degli inserimenti lavorativi?

All’inizio veniva inserita qualsiasi persona che avesse una qualche difficoltà, anche senza certificazione. Solitamente si iniziava con progettualità costruite insieme a cooperative di tipo A, che si occupano della gestione dei servizi socio-sanitari, formativi e di educazione permanente, per poi proseguire all’interno di cooperative di tipo B, che si occupano della gestione di attività finalizzate all’inserimento lavorativo di persone svantaggiate nei settori: industria, commercio, servizi e agricoltura. Oggi invece, con l’aumento del numero di soggetti fragili, c’è molta più selezione e per poter accedere a questi percorsi serve una certificazione”.

Non solo persone con disabilità, i Servizi sociali seguono anche chi si trova in una situazione di svantaggio o di difficoltà.

“Esatto. Prendiamo in carico anche soggetti che stanno affrontando fatiche a livello sociale e dopo il Covid sono in tanti ad essersi trovati in queste situazioni. Gente che ha perso il lavoro, che ha sofferto particolarmente durante il lockdown, soprattutto a livello psicologico, persone che si sono ammalate e che hanno riportato pesanti strascichi, ma anche ad esempio ludopatici che a causa del gioco hanno perso tutto e si sono ritrovati in mezzo alla strada. Questi casi vengono solitamente presi in carico da servizi e strutture specialistiche che, insieme ai Servizi sociali, sviluppano un percorso che punta a riabilitarle, a reinserirle nel contesto sociale e lavorativo”.

Quando e come avviene la segnalazione alla Koinè di possibili inserimenti?

“Innanzitutto la persona che segnaliamo deve avere determinate caratteristiche. Non tutti sono adatti perché la cooperativa sociale si occupa di assemblaggi, quindi è richiesta una certa manualità. Individuato il soggetto idoneo, insieme all’educatore di Koinè si studia una tabella che prevede un inserimento graduale. Si parte con qualche ora alla settimana, poi man mano si aumenta e si valuta se la persona è in grado di portare a termine quanto gli viene richiesto. Naturalmente le mansioni che vengono affidate sono proporzionate alla capacità del lavoratore”.

Anche la famiglia della persona fragile viene coinvolta in questo processo?

“Assolutamente sì. Molte famiglie hanno difficoltà ad accettare la disabilità dei propri figli. Se parliamo di una disabilità grave la persona viene indirizzata verso attività inclusive, ricreative e risocializzanti, mentre per gli altri, una volta terminato il percorso scolastico e valutate le capacità, inizia la ricerca di un lavoro all’interno delle cooperative sociali di tipo B. Individuata la realtà adatta, il soggetto e i suoi parenti vengono accompagnati all’interno per capire insieme se sussistono le caratteristiche necessarie allo svolgimento delle mansioni richieste”.

A Villa d’Almè è attiva la Bussola, il polo dei servizi delle Acli che aiuta nella valutazione.

“Sì, ci appoggiamo spesso alla Bussola come primo step rispetto all’inserimento nel mondo del lavoro. Qui le persone vengono accolte, conosciute, messe alla prova rispetto alle loro inclinazioni, alla predisposizione, alle capacità. In questo modo è più facile poi indirizzarle nella scelta della struttura nella quale presteranno la loro mano d’opera”.

Il fine ultimo della cooperativa sociale è proprio quello di preparare le persone ad affrontare il mondo lavorativo anche in aziende esterne. Negli ultimi dieci anni Koinè è riuscita a ricollocare 40 persone.

“Un risultato notevole. In Koinè il livello richiesto è piuttosto alto perché gli assemblaggi dei quali si occupano sono sia semplici sia complessi, ma richiedono tutti performance di un certo tipo. Una volta all’interno i soggetti fragili vengono assistiti e seguiti con attenzione e cura e in parecchi sono riusciti a fare il salto all’esterno, venendo assunti a tutti gli effetti da altre aziende. Koinè riesce a dare una risposta lavorativa a tante persone sul nostro territorio, è un trampolino di lancio per molti”.

I soggetti fragili però sono parecchi.

“Sono davvero numerosi e sono aumentati nel periodo post pandemico. Fortunatamente noi possiamo contare su tante cooperative sociali sul nostro territorio. Purtroppo non sono mai abbastanza, considerati i numeri delle persone in difficoltà, ma per fortuna che ci sono!”.  

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