EDOARDO SCANDELLA, DALLA CATTIVA STRADA ALL’IMPIEGO IN KOINÈ

“FINALMENTE HO MESSO LA TESTA A POSTO”

“Questo lavoro mi piace. Ho trovato un posto dove sto bene, mi vogliono bene, mi sento valorizzato. Quando vengo qui non vado in giro, non frequento brutte compagnie. Grazie alla Koinè mi sono finalmente responsabilizzato. Non scappo più dai problemi ma li affronto”.

Parola di Edoardo Scandella, 61 anni, una storia difficile alle spalle. La si legge nei suoi occhi, nei tatuaggi che ricoprono le sue braccia, nelle collanine che porta al collo. Lui non si nasconde, ha imparato ad affrontare i suoi pensieri, le sue fragilità. “In 18 anni ho girato 46 carceri” racconta con una certa serenità.

Originario di Castione della Presolana, proviene da una famiglia numerosa: “Ho 4 fratelli e 7 sorelle. Mio padre ha fatto un po’ di tutto per mantenerci, il calzolaio, il contadino. Mia mamma invece doveva stare a casa ad accudire noi figli. Alla fine era quella che lavorava più di tutti”.

Scandella sulla cattiva strada ci è arrivato presto: già in quinta elementare, con altri ragazzini del paese, andava a svaligiare le seconde case dei villeggianti.

Il primo arresto è per diserzione: “Io sono uno che non ha mai sopportato le regole, faccio davvero fatica a seguirle. Quindi quando sono partito per il militare per me è stato un vero incubo. Ero a Pordenone, facevo il bersagliere, ma sono durato poco. Sono scappato, sono stato in giro un po’ di mesi per l’Italia e poi mi hanno preso quando sono tornato a Bergamo. Sono stato in cella due mesi”.

Una volta fuori, il tasso criminale di Edoardo è cresciuto: oltre ai furti si è cimentato con le rapine, soprattutto in banca. Anche perché era finito in un brutto giro, quello dell’eroina. Nel 1988 torna in carcere: dopo sette anni ne esce disintossicato e, grazie all’associazione Carcere e Territorio, trova lavoro a San Paolo d’Argon. Ma fatica a mantenerlo: “Purtroppo ho iniziato a usare cocaina, spendevo tanti soldi, ho ripreso con le rapine e sono tornato nuovamente in cella”.

Nel 2014 esce, conosce una ragazza, cerca un’occupazione ma non riesce a trovarla. “Così mi sono rivolto ai servizi sociali di Clusone che mi hanno trovato lavoro alla cooperativa Calimero di Albino e un piccolo monolocale al Nap, il Nuovo Albergo Popolare di Bergamo, dove abito tutt’ora. Nel 2018 sono venuto in Koinè”.

“Noi abbiamo dato la nostra disponibilità ad accogliere Scandella – spiega il direttore Marco Gritti -, ma tutti ci sconsigliavano perché dicevano che era un soggetto difficile. Non ci siamo fatti scoraggiare e abbiamo accettato la scommessa proponendogli un tirocinio. Alla fine abbiamo avuto ragione perché Edoardo ha fatto un percorso davvero importante, si è impegnato, ha fatto tanti progressi e infatti è ancora con noi. Ora ha un contratto a tempo determinato”.

“All’inizio non è stato per niente facile adattarmi – confessa Scandella -. Non ho mai lavorato in vita mia, non amo le regole, facevo fatica a stare alla mia postazione, a concentrarmi. Ma Marco Gritti e Ferruccio Barabani, il nostro educatore, mi hanno seguito, hanno portato pazienza, hanno dimostrato di credere in me. Quando c’è da riprendermi lo fanno, anche in modo brusco se me lo merito ed è capitato che io mi arrabbiassi. Per uno come me che non ha mai guardato in faccia nessuno non è semplice prendersi una lavata di capo. Ma poi capisco i miei errori, torno sui miei passi e chiedo scusa”.

“Con il tempo sono migliorato molto. Ho imparato ad accettare i pensieri che comunque continuano a frullarmi in testa ma, se prima non riuscivo a dominarli, ora ne sono capace. Ho preso consapevolezza. Diciamo che sono dovuto arrivare a 60 anni per mettere la testa a posto e lo devo a me stesso ma soprattutto a Koiné, che mi ha dato una grandissima opportunità”.

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